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10 Marzo 2020

Storia o racconto?

Livello di presenza mentale

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Ieri, durante una chiacchierata con mio nipote, lui esordisce: “Zio ho la media del 5 in italiano”.

Immagina la mia sorpresa mentre tra le mie meningi si scatenava la furia di Scilla e Cariddi. Ho mantenuto comunque la calma e ho chiesto: “cosa c’è che non va con l’italiano?”.

“É l’epica zio!”.

Questa è stata una provocazione bella e buona.

Non ci ho visto più e ho esclamato: “Eh no! Impossibile! Adesso tu prendi il libro di letteratura italiana, ai capitoli dell’epica, e li vediamo insieme!”.

Con l’aria del carcerato a cui è appena stata convalidata la sentenza di ergastolo, mio nipote torna dalla cameretta imbracciando il libro.

“Figuriamoci – continuo – Enea e l’addio alla moglie Creusa; Eurialo e Niso i due guerrieri/amanti e la loro fine gloriosa; e poi Achille, il piè veloce, ucciso dalla freccia di Paride. Altro che CSI Miami o Gomorra!”

Così arrivo ai capitoli dedicati a questi personaggi. “Achille (semidio) figlio del mortale Peleo, re dei Mirmidoni di Ftia (regione nel sud-est della Tessaglia) e della nereide Teti.

Nel poema incompleto Achilleide di Publio Papinio Stazio del I secolo si tramanda una versione alternativa, in base alla quale Teti immerse il personaggio nel fiume Stige, per renderlo invulnerabile […] Non è chiaro se questa versione di Stazio fosse nota in precedenza […]”

Lo ammetto, già alla seconda riga ero annoiato a morte. Mio nipote, leggendo la mia faccia, infierisce con un: “è tutta così zio”.

Lo ammetto, il suo “5” aveva un fondamento.

Eppure, io ricordo un meraviglioso libro che leggevo con mia madre in cui le gesta di questi eroi venivano tratteggiate con le emozioni, i pensieri e le morali. Un libro in grado di trascinarmi in un mondo parallelo e fantastico ma incredibilmente reale.

Così inizio a raccontare di Eurialo e Niso e del loro destino segnato dalla guerra e dal loro reciproco amore. E quando mi accorgo del sorriso imbarazzato di mio nipote, mi immergo ancora di più nel racconto fino alla morte di Niso (che si accascia su sé stesso – colpito dalle spade nemiche – come un delicato, eburneo fiore falciato dal vomero). La scena è forte e quel giovane guerriero non desta più in mio nipote lo stupore dell’omosessualità.

Così termino il mio racconto, seguito della domanda: “esistono altre storie come queste, zio?”

“Oh, la storia è piena di questi racconti e sai qual è la cosa bella? Che anche tu puoi aggiungere un racconto alla storia dei racconti.”

Così il mio giovanissimo nipote torna alla sua cartella abbracciando il suo libro, non più come un’arma ma come un compagno.

Dovrà ancora confrontarsi con la “storia dei racconti” e non con “il racconto di molte storie” ma so che ora conosce la differenza tra storia e racconto e ne capisce l’importanza di entrambi.

E tu? Conosci questa differenza? Sai qual è il potere di un racconto? E come realizzarlo per coinvolge e insegnare?

Tutto il mondo intorno a te ha bisogno dei tuoi racconti. È arrivato il momento di costruirli insieme.

 

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